ECONOMIA ED INDUSTRIA IN TURCHIA - ECONOMIA E INDUSTRIA TURCA
   
 

 

 

Se fino a 30 anni fa la Turchia era un paese rurale, oggi ha varcato la soglia dell’industrializzazione anche se continua ad avere un grande bisogno di investimenti per modernizzare e ampliare le infrastrutture.

 

 

 

Lo Stato, onnipresente, controlla settori chiave come quelli dell’industria pesante, tessile, petrochimica, siderurgica e metalmeccanica.

Turchia ha fatto progresso rapido fin dal 1982 nell'asserirsi come una nazione industriale. Industria è stata concentrata nel occidente tra Istanbul, Izmit, Bursa e Izmir, ma gli importanti centri sono localizzate anche in Egeo, Anatolia Centrale e Sud-Est. In Turchia c’è uso di energia idroelettrica e termica, acciaio prospero, l'ingegneria meccanica, gomma, tessile, vetro ed industrie di petrolio.

Sono in continuo aumento le fabbriche per il montaggio delle auto (Fiat, Renault, Ford, Toyota, Mercedes ecc), la costruzione di macchine utensili e il settore della trasformazione. Più della metà della popolazione attiva è tuttora impegnata nell’agricoltura; particolarmente sviluppata sono le coltivazioni del grano, patate, legumi, cotone, frutta, olive, semi di girasole, tabacco e barbabietole da zucchero. Pecore, bovini e capre pascolano sui vasti altopiani dell’Anatolia; i montoni da lana si allevano per la fabbricazione dei tappeti. Un costante e progressivo incremento continua ad avere l’industria turistica alla quale si dedicano molte risorse. Lo sfruttamento di materia prime (carbone, lignite, rame, bauxite, boro, cromo), di cui il Paese è ricchissimo, viene portato avanti con lentezza.

Complessivamente si può dire che le importazioni superano ancora decisamente le esportazioni, divario questo in parte coperto dalle rimesse effettuate dai lavoratori turchi all’estero. Il deficit della bilancia commerciale e l’altissimo tasso di inflazione (nel 2003 %24 est.), pur in miglioramento, e permette alla Turchia di costruire un’economia sana e di porsi alla pari con gli altri paesi occidentali che di fatto hanno congelato la sua ammissione all’Unione Europea.

 

Il compito di portare l'economia turca fuori da modelli medioevali fu uno dei tanti che Atatürk si prefisse e che in parte riuscì a portare avanti. Ma, nonostante eccellenti affermazioni nel campo dell'industria tessile e di trasformazione, moltissimo c'è ancora da fare per eliminare autentiche sacche di arretratezza e povertà riscontrabili nelle aree meno progredite del Paese. Grande è la necessità di meccanizzare l'agricoltura; inoltre, la quasi totale assenza di risorse energetiche proprie fa sì che lo sviluppo industriale risulti in via di sviluppo rapido. L'agricoltura e l'allevamento sono sempre ai primi posti nella struttura economica del Paese, l'industria meccanica anche assunto qualche carattere dinamico.

Il turismo, focalizzato e concentrato maggior parte delle zone del Paese, ha portato notevoli benefici economici.

L’economia della Turchia registra i grandi mutamenti e le grandi difficoltà che un grande paese di cultura musulmana e tradizionalmente punto di passaggio fra le economie occidentali sviluppate e quelle mediorientali dotate di una stridente sperequazione sociale ed economica si è trovato ad affrontare.

L’aiuto statunitense, fornito nel quadro dell’alleanza atlantica in cambio dell’intallazione di basi militari in funzione strategica, ha salvato più volte il paese da gravissime crisi economiche.

Ormai raggiunta l’autosufficienza agricola, che anzi alimenta una corrente di esportazioni insieme al petrolio e a diverse risorse minerarie, e diventati competitivi vari settori produttivi come i tessili, le costruzioni, varie manifatture,

l’economia ha risolto anche i problemi legati al protezionismo doganale entrando al Riunione Doganale con l'Europa nel 1996.

In bilico fra occidente tendazialmente democratico e liberista, ed oriente dominato da una concezione della società e della vita associata che lascia poco spazio all’individuo e alle sue qualità, la Turchia deve ancora trovare un giusto equilibrio economico sociale, e sporattutto migliorare la democrazia interna che gli permetta di trarre pieno frutto dalle sue numerose risorse e dalla straordinaria ricchezza storica e ambientale.

In Turchia, il settore siderurgico produce 32.6 millioni di tonnellate di ghisa, 12.3 di acciao, 3.1 di carbone metallurgico, e inoltre rame di fonderia, piombo, zinco, cadmio e alluminio. L’industria meccanica si incarica del montaggio di autoveicoli e veicoli commerciali nonchè di aeroplani a Kayseri, inoltre può contare su impianti per costruzioni ferroviarie e sulla cantieristica navale a Izmir (Smirne) e Istanbul.

Molto sviluppato il settore tessile, con lanifici e cotonifici diffusi in tutto il paese e una buona presenza di fibre sintetiche, mentre la tessitura della seta e la fabbricazione dei tappeti raggiungono un elevatissimo grado qualitativo che permette loro di competere coi prodotti orientali più rinominati;

Le industrie del cemento con 31.2 milioni di tonnellate assicurano pianamente il fabbisogno interno, lo stesso avviene con lo zuccherificio che fornisce 19 milioni di quintali di zuchero.

Turchia è famosa per il suo bel, puro marmo di Afyon e Usak. La Turchia è peraltro uno dei maggiori produttori di lana in Europa. Di una certa rilevanza l’industria della carta, quella del vetro, il settore conciario che fornisce la materia prima a uno sviluppato settore artigiano, la ceramica caratteristica della cultura, la gomma che produsce oltre milioni di pneumatici, la birre con 5,5 milioni di ettolitri, il tabacco con 75 miliardi di sigarette, e infine l’industria chimica che produce fertilizzanti fostatici e azotati e una vasta gamma di materiali di base, usati nella plastica e in svariati altri settori ed esportati.

La tradizione artigaina è ricchissima, e trova alimento dai consistenti flussi turistici che forniscono una elevata disponibilità di valuta estera.

La coscrizione è obbligatoria fra tutti i cittadini maschi e il periodo di leva dura 15 mesi. I militari nordamericani stanziati nelle basi turche sono più di 10.000; gli Stati Uniti assitono militarmente la Turchia oltre 600 milioni di dollari l’anno.

Produzione di Legname: Le risorse forestali della Turchia hanno subito un severo depauperamento quando la potenza turca competeva con le principali nazioni europee per mare e per terra, ed oggi se ne tenta faticosamente il recupero: la produzione di legname comunque non supera i 15,5 milioni di metri cubi, piuttosto pochi considerando la vastità del paese e le sue potenzialità agro forestali.

 

 


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