NASREDDIN HOCA (HOGIA)

 

Chi era Nasreddin Hoca (hogia) ?

Per la biografia vedi enciclopedia:  Nasreddin Hodja (Hogia)

 

Era un saggio (bilghe) Turco un po' speciale vissuto tanti secoli fa in Turchia nella città di  Aksehir vicino KONYA quando in Anatolia regnava Timurlenk detto Tamerlano per un periodo molto breve appena dopo i SELGIUCHIDI prima degli OTTOMANI

 

 

Era un viaggiatore dell'epoca ed era conosciuto da Buchara a Samarcanda e da Mombasa a Singapore. Le sue gesta e soprattutto le sue sentenze e storielle, solo apparentemente senza senso, però hanno lasciato traccie ovunque si sia diffusa la cultura islamica. Quelle storie brevi e buffe si raccontano ancora oggi in Iraq, in India e in tanti altri paesi d'Oriente e d'Occidente con nomi e dettagli cambiati, ma con spirito affine. In particolare assomigliano a quelle che si raccontano nel Nord Europa e che hanno per protagonista Till Eulenspiegel, o a quelle che nella cultura ebraica vengono attribuite a un rabbino saggio e stravagante e infine ad un personaggio presente nelle culture del bacino del mediterraneo, Giufà  in siciliano, Guhà  in turco appunto  Nasreddin Hoca.

 

Nessuno sa come siano nate, ma la cosa in verità non ha molta importanza. Ciò che le ha fatte sopravvivere nei secoli è la tradizione orale, ossia il fatto che siano state tramandate a voce di generazione in generazione e così le radici sono le stesse per tutti i racconti, anche se le varianti sono infinite.

 

 

Storia I

            Un giorno, Nasreddin Hogia e suo figlio andavano al mercato. Il figlio cavalcava l'asino, e lui, lo accompagnava a piedi. Un passante brontolà²: "Ecco la nostra gioventù moderna, lasciarsi portare tranquillamente dall'asino, obbligando il suo vecchio padre, con il suo pesante turbante, a seguirlo a piedi!"

            "Padre, te lo avevo detto!" Mormorò² il figlio. "Andiamo, non indugiare e prendi il mio posto."

            Nasreddin Hodja acconsenti. Essi fecero così un pezzo di strada fino a che si sentirono interpellare da un gruppo di paesani:

          "Ehi Hodja, Le tue ossa si sono indurite, sei distrutto dal peso degli anni,  perchè costringi quest'adolescente, nel fiore degli anni, a zoppicare leggermente dietro di te?"

            A queste parole, Hodja non trovò meglio che far montare suo figlio dietro di lui, sulla groppa dell'asino. Non erano andati molto lontano che alcuni individui gli sbarrarono la strada, gridando:

            "Che gente spietata! Due persone su di un povero asino. E dire che è Il nostro famoso Hodja che tollera ciò! Se questa non è una vergogna!"

            Questa volta, Nasreddin Hodja, fuori di se, discese subito dal somaro, ed anche suo figlio, e entrambi proseguirono andando dietro l'asino libero del suo carico. Siccome ogni cosa ha una fine, subirono I rimproveri di alcuni mascalzoni che incontrarono poco dopo.

            "Che idiozia! Vedere l'asino sgambettare e caracollare in libertà, mentre I suoi padroni, sfidando la polvere e l'intollerabile calore, fanno la strada a piedi! Non si è mai vista una cosa simile!"

            "Vedi, figlio mio", disse Nasreddin Hodja al culmine della pazienza,

            "Ammiro le persone che si sono liberate delle malelingue! Tu, fai come ti sembra meglio e che la gente dica ciò, che più desidera, perchè le bocche degli uomini non sono un sacco che si possa Chiudere!"

 

Storia II   L'asino non può² leggere più di questo ...

           

            Un giorno, Tamerlano, aveva ricevuto, in regalo, un asino egiziano di grande valore. Lo fece vedere ai suoi cortigiani che non fecero che elogiarlo. Rivolgendosi a Nasreddin Hodja:

 

            - E cosa ne pensi, tu, di quest'asino?

            - In fede mia... Secondo me, noto in quest'asino grandi doti Se tu me lo ordini, posso insegnargli a leggere in pochi mesi.

 

           Tamerlano, molto incuriosito, rispose:

 

            - Se tu vi riesci, ti ricompenserò bene.

 

            Hodja, per questa storia, si vide accordare un periodo di tre mesi. Al termine di questo periodo, Hodja portando il somaro per la cavezza, lo portò da Tamerlano, poi, tirando fuori un grande libro che aveva portato con se, lo mise davanti all'animale. Questo, subito, si mise a voltare velocemente, con la lingua, le pagine del libro e a ragliare quasi ad ogni pagina. Tamerlano che si aspettava di vedere un artificio maggiore, domandò ad Hodja come aveva fatto per arrivare a questo risultato. Hodja, di rimando:

 

            - Ecco... Dopo aver lasciato la reggia, ho chiuso l'asino nella scuderia. Quel giorno non gli detti nulla da mangiare. Il giorno dopo feci rilegare un grosso libro e mettere grani d'orzo, tra I fogli. L'asino affamato, sentendo l'orzo, cominciò a voltare le pagine del libro con la sua lingua. Dove non incontrava nulla, mi guardava in faccia e si metteva a ragliare. Ed è così che l'ho abituato a nutrirsi. Un uomo dell'assemblea, per sminuire l'effetto delle parole di Hodja, disse:

 

            - Vediamo... Francamente, io non ci ho capito nulla. L'asino ha semplicemente voltato le pagine e ragliato. Che c'è di straordinario in questo?

 

            Nasreddin Hodja, in risposta:

 

            - L'asino non può leggere più di così! Solamente nel caso in cui si vorrebbe fargli apprendere di più, allora bisognerebbe veramente considerare asini noi stessi!

 

            A queste parole, tutta l'assemblea, Tamerlano per primo, rise lungamente e di buon cuore.

 

 

Storia III   Contadini che ci sapevano fare coi Numeri ...

           

            Tra i luoghi che il mullah Nasreddin Hodja visitò nei suoi viaggi, c'era un villaggio i cui abitanti erano noti per essere particolarmente esperti nei calcoli. Nasreddin trovò alloggio presso la casa di un contadino. Il mattino dopo Nasreddin si accorse che nel villaggio non c'era un pozzo. Ogni mattina, un membro di ogni  famiglia del villaggio caricava uno o due asini con delle brocche per l'acqua vuote, raggiungeva un ruscello ad un'ora di cammino dal villaggio, riempiva le brocche, e le riportava indietro, impiegando un'altra ora.

 

            - Non sarebbe meglio se aveste l'acqua nel villaggio -, chiese l'hodja al contadino presso il quale abitava.

            - Oh, molto meglio, disse il contadino. Ogni giorno l'acqua mi costa due ore di lavoro per l'asino e per il ragazzo che lo conduce. In totale 1.460 ore l'anno, se calcoliamo l'asino uguale al ragazzo. Se l'asino e il ragazzo impiegassero quel tempo a lavorare nei campi, io potrei, per esempio, piantare un intero campo di zucche e raccogliere 457 zucche in più ogni anno.

 

            - Mi pare che voi abbiate previsto ogni cosa per bene - , disse l'hodja con ammirazione. - E allora, perchè non scavare un canale che porti l'acqua al villaggio? -

 

            - Non è così semplice -, disse il contadino. -Sulla strada c'è una collina che dovremmo scavare e togliere. Se utilizzassi ragazzo e asino per scavare un canale, piuttosto che mandarli per acqua, ci metterebbero 500 anni, lavorando due ore al giorno. Io potrò forse campare ancora trent'anni, quindi mi costa molto meno farli portare l'acqua-.

            - Sì, ma sarebbe compito soltanto tuo scavare un canale? Ci sono molte famiglie in questo villaggio-.

            -Certamente -, disse il contadino, - ci sono esattamente 100 famiglie. 

            Se ogni famiglia mandasse un ragazzo e un asino ogni giorno per due ore, ci vorrebbero cinque anni per finire il canale. E se lavorassero dieci ore al giorno, per finirlo ce ne vorrebbe uno -.

            - Allora perchè non parli con i tuoi compaesani e gli suggerisci di scavare il canale tutti insieme? -

            - Dunque, se devo discutere una questione importante con un compaesano, lo invito a casa mia, gli offro tè e halvah, parliamo un poù del tempo e delle previsioni per il prossimo raccolto, poi si parla della sua famiglia, delle sue figlie, e dei suoi nipoti. Poi gli offro il pranzo, e dopopranzo prendiamo di nuovo il tè. Poi lui s'informa della mia fattoria e della mia famiglia, poi arriviamo al punto, con piacere e con calma. Per tutto questo ci vuole un intero giorno. Siccome nel villaggio ci sono 100 famiglie, Io dovrei parlare con 99 capofamiglia. Devi ammettere che non posso permettermi di passare novantanove giorni di seguito in queste discussioni. La mia fattoria andrebbe alla malora. Il massimo che possa fare è invitare a casa mia un compaesano alla settimana. Ma se un anno ha cinquantadue settimane, mi ci vorrebbero almeno due anni per parlare con tutti i miei compaesani. Conoscendo i miei compaesani, tutti alla fine concorderebbero che sarebbe meglio avere l'acqua nel villaggio, perchè ci sanno tutti fare coi numeri. E conoscendoli bene, ognuno di loro si impegnerebbe a partecipare all'impresa, se anche gli altri lo facessero. Insomma, dopo due anni dovrei cominciare tutto daccapo. Dovrei invitarli a casa mia e riferire che anche gli altri sono d'accordo a partecipare -.

            - E' vero - , disse l'hodja, - ma dopo due anni sareste pronti per cominciare il lavoro. E dopo ancora un anno, il canale sarebbe finito! -

            - Esatto - , disse il contadino. - Così gli scansafatiche trarrebbero dal canale lo stesso vantaggio degli altri, ma senza la spesa -.

            - Devo ammettere che è così - disse l'hodja.

            - Così chiunque ci sappia fare coi numeri cercherà  di sottrarsi al proprio dovere. Un giorno l'asino zoppicherà . Un altro giorno il figlio di qualcuno avrà  la tosse. E poi si ammalerà  la moglie di qualcun altro, e ci sarà  bisogno del ragazzo e dell'asino per condurre il dottore. Ma nel nostro villaggio, tutti ci sanno fare  coi numeri, così ognuno cercherà  di evitare di fare la sua parte. E siccome ognuno di noi sa che gli altri non si ammazzeranno di lavoro, nessuno manderà  il suo ragazzo e il suo asino a lavorare. Quindi i lavori per il canale non cominceranno mai. -

            - Devo ammettere che i tuoi argomenti sembrano assai convincenti -, disse l'hodja. Rimuginò, per un po -, e d'improvviso esclamò,

           - Ma io conosco un villaggio, dall'altro versante dei monti, che ha esattamente gli stessi vostri problemi, ma sono vent'anni che c'è un pozzo -.

            - Bene -, disse il contadino, - evidentemente non ci sanno fare coi numeri -.

           

 

Storia IV   IL TURBANTE ...

            Un giorno, un uomo di affari, arrivò a Konya da una cittadina vicina e si presentò a Nasreddin per chiedergli il favore di leggergli una lettera che gli era arrivata dalla Persia.  Il Hodja prese la lettera e, avendone visto che il contenuto era interamente in lingua persiana senza neanche una parola in turco, gli disse con calma: "cercati un altro traduttore, io non posso leggertela." 

             Il viandante lo guardò sbalordito, "Che vuol dire 'non posso leggerla', non sai leggere il persiano? Saresti allora un Hodja analfabeta?  Vergognati, non sei degno del turbante che hai in testa!"  - 

             Nasreddin si alzò di scatto, si tolse il turbante e lo mise sulla testa del viandante, dicendo:  "Eccoti il turbante in testa, ora sei più che degno di leggere la tua lettera."

 

Storia V   LA SCALA ...

             Nasreddin era ancora molto giovane.   Un giorno d'estate si incamminò verso la casa del vicino trascinandosi dietro una scala di legno. Arrivato allo steccato lo scavalcò ed entrò nell'orto di costui senza tanto badare a dove metteva i piedi.  Il vicino, vedendolo, gli chiese con garbo cosa stesse faccendo con quella scala nel suo orto. 

              Nasreddin gli rispose pacificamente che stava vendendo scale" 

              -  "Come?  E che ci fai nel mio orto allora?"  gli rispose il vicino un pò seccato, questa volta.

              Nasreddin, senza scomporsi replicò, "Ma che ti prende?  Mica posso andare a vendere una scala dal droghiere?

 

Storia VI    I  FICHI ...

             Un giorno Nasreddin Hodja si mise a raccogliere delle angurie nel suo orticello e le mise nelle due ceste del suo asinello per offrirle al Tamerlano.  Mentre si stava incamminando verso la reggia trascinandosi

  appresso il compagno quadrupede col fardello in groppa, incontrò un amico che lo saluto così:

             "Merhaba" (Ciao) Hodja! dove stai andando con quel carico?",  e Nasreddin,

             "Dal Tamerlano, gli porto delle angurie dal mio orto."  E l'amico,

             "Te lo sconsiglio vivamente; so che non gradisce questo frutto, preferisce i fichi". 

           Nasreddin tornò indietro, svuotò il carico di angurie, lo ricaricò di fichi dal suo frutteto e si incamminò, di nuovo, tirandosi dietro l'asinello.  Arrivato dal Tamerlano glieli offrì con inchini e salam-e-lecchi.  Il Tamerlano prese un fico e lo mangiò, ne prese un altro è lo buttò sul viso del povero Nasreddin.  E continuò così per un bel pò: uno in bocca e uno addosso a NH.  Ad ogni fico che gli veniva sbattuto in faccia, il povero NH alzava le mani al cielo dicendo:

            "Shukur Allah!" (Dio ti ringrazio!)....  Quando il Tamerlano era ben sazio e, dopo avergli scaraventato addosso un mucchio di fichi, incuriosito da tanta gratitudine, gli chiese il perchè.  Nasreddin gli rispose con enorme candore: 

           "Maestà, come faccio a non ringraziare Allah che ha messo sul mio cammino un amico il quale mi ha dato un ottimo consiglio.  Se non gli avessi dato retta, ora mi troverei livido e bagnato sotto una montagna di angurie!"

 

Storia VII    IL CENTRO DEL MONDO ...

             Un giorno tre imam camminando per le vie di Aksehir (Akshehir) e avendo sentito parlare del Hogia vollero conoscerlo di persona.  Dopo averlo incontrato nella piazza della città ed aver appurato la sua "statura", vollero  punzecchiarlo nel tentativo di metterlo in difficoltà e gli dissero: 

             "Nasreddin, ognuno di noi ha un quesito da porti, puoi darci la risposta?"  - 

             " <Buyrun> (avanti), certo che posso!", rispose NH.  

             "Nasreddin, dove si trova il centro del mondo?", chiese il primo - 

             "Ecco è qui, è proprio qui", disse NH indicando il punto dove poggiavano le zampe anteriori del suo asino. 

             "Non ci credo", rispose il primo. -

             "Non ci credi?  E allora misura".  Gli venne posto il secondo quesito dal secondo imam:

            "E mi sapresti dire quante sono le stelle che brillano in cielo di notte?"  -   NH indicando il suo asino, disse:

             "E tu mi sapresti dire quanti sono i peli del mio asino?"  A questa risposta il secondo disse,

             "Che stupidaggine, come faccio a saperlo?" -

     " Dovresti contarli, dopodichÊ saprai"  -    Infine toccò al terzo di porre

  il quesito:  "Secondo te, quanti sono i peli della mia barba?" -  NH sempre

  indicando l'asino disse:  "Sono esattamente lo stesso numero di peli che si

  trovano sulla coda del mio asino." -  A questa risposta, protestarono tutti e

  tre all'unisono chiedendone, per la terza volta, la prova.  Nasreddin, con la

  sua calma interiore e voce bassa replicò:  "Non ci credete proprio?  Allora ve

  lo dimostrerò subito.  Tiriamo un pelo dalla coda del mio asino e uno dalla

  tua barba fino all'ultimo pelo e alla fine vedrete che il totale sarà

  identico".

 

 

Storia VIII   LE PENTOLE ...

               Un giorno Nasreddin Hodja catturò un animaletto a lui sconosciuto e lo mise in un sacco.  Tornato a casa lo affidò al figlio dicendogli: 

               "Ti lascio questo sacco, conservalo così com'è fino al mio  ritorno e, mi raccomando, non aprirlo.  Quando torno, l'apriremo insieme e così sapremo cosa ci sta dentro."

              Il figlio, incuriosito dalla "cosa" che si stava agitando nel sacco, non riuscì a mantenere la promessa fatta e, non appena il padre si allontanò da casa lo aprì e la lepre non appena vide il varco fuggì via dalla trappola. Intimorito dalla propria disubbedienza, non sapendo come meglio rimediare, riempì il sacco di pentole e coperchi. 

              Al suo rientro, Nasreddin non era solo.  Aveva chiamato in consulto i notabili più istruiti del paese per avere lumi su quel animaletto.  Chiamò il figlio e gli chiese di portare il sacco.  Aprì il sacco e vedendone il contenuto, senza togliere lo sguardo da suo figlio e senza scomporsi disse:

              "Beyeffendiler (Signori padroni), ecco a voi, guardatele bene, sono delle pentole..."

 

Sono sempre di un umorismo fine e simpatiche. Buona lettura

 

 

Storia IX   L'Asino che non può leggere più di questo

              Un giorno, Tamerlano, aveva ricevuto, in regalo, un asino egiziano di grande valore. Lo fece vedere ai suoi cortigiani che non fecero che elogiarlo. Rivolgendosi a Nasreddin Hodja:

               - E cosa ne pensi, tu, di quest'asino?

               - In fede mia ... secondo me, noto in quest'asino grandi doti. Se tu me lo ordini, posso insegnargli a leggere in pochi mesi.

               Tamerlano, molto incuriosito, rispose:

               - Se tu vi riesci, ti ricompenserò bene.

              Hodja, per questa storia, si vide accordare un periodo di tre mesi. Al termine di questo periodo, Hodja portando il somaro per la cavezza, lo portò da Tamerlano, poi, tirando fuori un grande libro che aveva portato con se, Io mise davanti all'animale. Questo, subito, si mise a voltare velocemente, con la lingua, le pagine del libro e a ragliare quasi ad ogni pagina.

               Tamerlano che si aspettava di vedere un artificio maggiore, domandò ad Hodja come aveva fatto per arrivare a questo risultato. Hodja, di rimando:

              - Ecco... dopo aver lasciato la reggia, ho chiuso l'asino nella scuderia. Quel giorno non gli detti nulla da mangiare. Il giorno dopo feci rilegare un grosso libro e mettere grani d'orzo, tra i fogli. L'asino affamato, sentendo l'orzo, cominciò a voltare le pagine del libro con la sua lingua. Dove non incontrava nulla, mi guardava in faccia e si metteva a ragliare. Ed è così che l'ho abituato a nutrirsi.

               Un uomo dell'assemblea, per sminuire l'effetto delle parole di Hodja, disse:

               - Vediamo ... francamente, io non ci ho capito nulla. L'asino ha semplicemente voltato le pagine e ragliato. Che c'è di straordinario in questo?

               Nasreddin Hodja, in risposta:

               - L'asino non può leggere più di così! Solamente nel caso in cui si vorrebbe fargli apprendere di più, allora bisognerebbe veramente considerare asini noi stessi!

              A queste parole, tutta l'assemblea, Tamerlano per primo, rise lungamente e di buon cuore.

 

 

Storia X   Cosa portò la sordità passeggera di Hodja

              Gli uomini in generale evitano, finché è in loro potere, di lasciare apparire i loro difetti e le loro infermità. Nasreddin Hodja non faceva eccezione alla regola. Era stato colpito da una sordità  passeggera che curava da qualche tempo.

               Era in questa situazione che decise, un giorno, di andare a visitare un confratello gravemente malato. Cammin facendo, meditava nel suo spirito ciò che doveva fare. Si proponeva che una tale visita doveva essere breve, e in cui non bisognava esprimere che auguri di pronta guarigione. Pensava anche che parole confortanti, come quelle di rassicurare il malato che vi era un miglioramento nel suo stato, era anche di circostanza. In più, informarsi del medico curante, dandogli fiducia e consolidando il suo morale malfermo. Era dunque con questa disposizione d'animo che si presentì al capezzale del suo confratello che trovò prostrato nel letto.

                - Come stai, caro amico, fece con un tono mieloso. Andiamo, andiamo, hai una buona cera. Ti auguro di vederti presto in piedi.

                Il malato, con una voce flebile, mormorò:

                - Che stai dicendo, Hodja! Vado di male in peggio. Sono fregato!

                - Ho! Ho! Come sono felice ! riprese Hodja che aveva capito tutta un'altra cosa.

                L'amico si offese, ma si contenne. Hodja continuò:

                - E che cosa ti si dà da mangiare?

                - Del fango ... gridò il malato, infuriato.

                Hodja che non aveva ben capito, esclamò:

                - Che cosa ottima questa! E soprattutto che tu non ne sia privato. E' una cosa che fortifica. E' necessario anche che continui a prenderne dopo che ti sei ristabilito.

                Il poverino, soffocato dalla collera., fece un grande sforzo per contenersi.

                Hodja prosegui:

                 - Qual'è il medico che ti cura?

                 - Di questo passo, sarà  Azael (Nome dell'angelo della morte nell'Islam).

                 - Hai scelto bene il tuo medico. Se ne dice molto bene, non chiamare nessun altro nella tua casa, insinuò Hodja.

                 Appena pronunciò queste parole il malato raccogliendo le sue ultime forze, si alzò con molta pena, usci dal letto, prese Nasreddin Hodja per il colletto, e lo mise alla porta.

 

Storia XI   Non devo piangere un po- di più ?

                 Un giorno che Nasreddin Hodja si trovava in compagnia di Tamerlano, nel suo palazzo, fu portato al conquistatore, in regalo, uno specchio di platino. Tamerlano si rimirò nello specchio. Qualche lacrima imperlò i suoi occhi. Al vedere ciò, Hodja, a sua volta, si mise a piangere. Poco dopo, Tamerlano essendosi calmato, vide Hodja che seguitava a piangere.

                 - Hodja, disse Tamerlano, quando mi sono visto nello specchio così brutto, ho provato una piccola emozione. Sapendo fino a che punto tu mi sei attaccato, non sono stato sorpreso di vederti prendere parte alla mia pena. Te ne ringrazio. Ma, dimmi, perchè continui a lacrimare ora che mi sono rasserenato? Nasreddin Hodja, asciugandosi le lacrime:

                  - Sire, per un istante che vi siete visto nello specchio, vi siete afflitto per un momento; io, vostro servitore che vi vedo per tutto il giorno, non devo piangere un po di più?!

 

Storia XII   La luna nel pozzo di Nasreddin Hoca

                Una notte Hodja camminava nei pressi di un pozzo quando sentì l'impulso di guardare dentro. Stupito vide il riflesso della luna nell'acqua e esclamò: "La luna è caduta nel pozzo. La devo salvare in qualche modo!"

                Si guardò attorno e raccolse una fune con un uncino, la gettò nel pozzo e gridò: "Afferra l'uncino, luna, e tienilo stretto! Ti tirerò fuori".

                La fune si impigliò in una roccia dentro il pozzo e Hodja tirò verso di se la fune con tutte le sue forze. Di colpo l'uncino si liberò dalla roccia e Hodja finì disteso per terra. Con gli occhi rivolti al cielo vide sopra di lui la luna in alto nel cielo. "Che fatica, ma ne è valsa la pena, sono riuscito a liberare la luna dal pozzo", disse con un sospiro di sollievo.

 

 

Storia XIII   L'ASINO ...

                 " Venne il giorno che la consorte del Mullah passò ad altra dimensione, vale a dire, morì tutto ad un tratto.  Il povero NH si disperò e pianse sconsolato per diversi giorni.  Il vicinato vedendolo così affranto non sapendo più come consolarlo, gli disse:

               " Basta Hodha', non fare così, non piangere per chi non c'è più.  Era scritto che doveva succedere.  Guarda cosa ti può riservare il futuro, ti aiuteremo noi a trovare un'altra moglie e magari sarà anche migliore della prima". 

                Con ciò, NH si riprese dal pianto e dalla disperazione e si mise in attesa dei giorni migliori.  Passò un po di tempo e arrivò il tragico momento di un altro passaggio ad altra dimensione; morì il tanto amato compagno: il suo asinello.  Il povero NH si disperò ancora di più e si mise a piangere a dirotto. Pianse in continuazione, più di quanto non avesse pianto per la perdita della moglie.  Questa volta, però,  non vi erano più parole consolanti per la sua disperazione.  Un giorno, uno dei suoi amici gli disse:

                " Hodja, lo sai che sei proprio strano? Ti muore la moglie, piangi, ti disperi e poi ti calmi; ti muore l'asino piangi, ti disperi così tanto che non c'è verso di calmarti e consolarti;  mi sai dire perchè insisti a piangere così?"

                "E già , piango, piango di più e piangerò ancora.  Quando è morta mia moglie tutti i vicini si sono fatti in quattro per consolarmi dicendomi che mi avrebbero trovato un'altra moglie e magari anche migliore della prima.  Ora che è morto il mio asinello, non c'è stata anima viva, manco una che mi dicesse :

                <Non piangere Hodja, te ne troveremo un'altro, magari anche migliore.......! "

 

 


 

 

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