II lago della diga di Atatürk (Atatürk Barajı) offre la possibilità di
fare vacanze e di praticare sport nautici. Intorno al lago vi sono numerose
spiagge. Una vacanza sotto il sole della Mesopotamia sarà senz'altro
indimenticabile.
II Progetto dell'Anatolia del Sud-Est (GAP) è il più grande progetto regionale
applicato in Turchia ed è tra i più grandi progetti di sviluppo realizzati
nel mondo. II progetto assicura la potenza idroelettrica e l'irrigazione
delle terre aride e lo sviluppo di settori quali I'industria, il turismo, i
trasporti, I'istruzione, la sanità, le telecomunicazioni, I'industria
mineraria e il petrolio.
II
Progetto del Sud-Est dell'Anatolia (GAP) si sviluppa lungo il tratto
inferiore dei corsi d'acqua dei fiumi Dicle (Tigre) e Firat (Eufrate) che
irrigano la zona comprendente le pianure di Gazi Antep;
Şanli Urfa, Adiyaman, Diyarbakir,
Mardin, Siirt, Batman e Sirnak. II progetto GAP
influirà anche sul clima della regione.
La diga di Atatürk, la più grande in Turchia e la sesta nel
mondo, e la centrale idroelettrica si trovano a Bozova presso Sanli Urfa. La
diga di Atatürk è la più importante per I'irrigazione e chiave del progetto
dell'Anatolia del sud-est. L'acqua del bacino di riserva della diga di
Atatürk che si trova sul fiume Fırat viene pompata per mezzo'di una rete di
canali verso la pianura di Harran. II tunnel di Şanlı Urfa è il più lungo
del mondo. E' lungo 2614 km e largo 7,62 m..
Le acque del fiume Eufrate (Fırat) scorrono in due tunnel
principali e sono canalizzate in una rete di tunnel allo scopo di irrigare
le terre dell'Anatolia del sud-est. Questo sistema renderà fertili queste
terre e creerà un boom della produzione agricola.
Equilibri.net(12 febbraio 2002):
I progetti
Il GAP è il progetto di più vasta portata mai effettuato in Turchia, oltre alle dighe, alle centrali idroelettriche e ai sistemi di irrigazione del Tigri e dell'Eufrate, il GAP mira ( secondo quanto citato sul sito ufficiale del progetto), allo sviluppo delle comunicazioni,
dell'industria, dell'educazione , della salute e di altri servizi. Le aspirazioni di sviluppo del progetto sono le seguenti:
1. Sviluppare tutte le terre e le risorse idriche della regione interessata, per ottenere un accelerato sviluppo economico e sociale.
2. Ridurre la disparità tra la regione e le altre regioni turche aumentando i livelli della produzione e il conseguente benessere della regione.
3. L'aumento della produttività e dei posti di lavoro nella regione.
4. Porre rimedio al crescente bisogno di infrastrutture derivante dall'esplosione demografica e dalla crescente urbanizzazione.
5. Contribuire agli obiettivi nazionali di crescita economica e promozione delle esportazioni, tramite un efficiente utilizzo delle risorse della regione.
Il piano di sviluppo per l'uso delle risorse idriche è il seguente: Il bacino dell'Eufrate: 1. Lower Firat
2. Karakaya Dam and HEPP
3. Border Firat
4. Suruç-Baziki
5. Adiyaman-Kahta
6. Adiyaman-Göksu-Araban
7. Gaziantep Totale: 14 Dighe, 11 HEPP
Capacità: 5,318 MW
Produzione: 20140 Gwh
Irrigazione: 1,133,643 ha Bacino del Tigri: 1. Dicle-Kralkizi
2. Batman
3. Batman-Silvan
4. Garzan
5. Ilisu
6. Cizre Totale: 8 Dighe, 8 HEPP
Capacità 2,172 MW
Produzione: 7247 GWh
Irrigazione: 627,386 ha Riguardo l'aspetto giuridico dello sfruttamento dei fiumi transfrontalieri, quali il Tigri e l'Eufrate, esistono aspre controversie di difficile risoluzione. Sebbene esista un
consistente corpo di leggi riguardo lo status dei corsi d'acqua navigabili transfrontalieri, grazie all'antico uso dei corsi d'acqua per il commercio, lo sfruttamento dei corsi d'acqua non navigabili è divenuto una questione di conflitto internazionale solo nell'ultimo
secolo, e, nonostante i ripetuti tentativi non si è ancora raggiunto un accordo.
La diplomazia dell'acqua
La Turchia rappresenta un grande serbatoio d'acqua deserto e usa la propria ricchezza nelle relazioni con i vicini. La diplomazia turca non perde occasione per giocare, al tavolo delle trattative, la carta idrica. Esempio ne è, per dirne una, la vicenda Ocalan e le
circostanze che ne hanno determinato la cattura. In particolare il conflitto per l'acqua riguarda, nella regione mediorientale, due paesi confinanti e, entrambi, in primo piano a livello politico: la Turchia appunto, e la Siria. Viene naturale chiedersi se, i conflitti fra
questi due paesi sul tema dei progetti relativi ai fiumi Tigri e Eufrate che stanno attirando l'attenzione dei maggiori esperti di politica idrica, siano circoscrivibili al problema del controllo delle reti idriche regionali o, viceversa, facciano parte di un più ampio
capitolo inerente alla probabile evoluzione della situazione in Medio Oriente e nei Balcani. In effetti la dialettica turco-siriana "acqua contro curdi, curdi contro acqua" sembra una costante degli interscambi diplomatici fra i due paesi. Frattanto, fin dagli anni '60 e
'70, sia in Turchia (Keban e Gap) che in Siria (Eufrate) i rispettivi progetti idrici vanno avanti, con obbiettivi multipli: protezione dalle bibliche inondazioni centenarie, produzione di elettricità, irrigazione, disponibilità di acqua potabile e per uso industriale. Di
fianco al progetto GAP, di cui sopra, procedono anche i programmi siriani, più orientati verso l'irrigazione, con la diga di Tishreen, a monte della grande opera di Tabqa/Thawra, nei pressi del confine turco, con l'irrigazione di terreni aridi nella piana di Aleppo, di
Ressafe, delle terrazze di Raqqa, Deir-er-Zor e Meyadin, delle valli dei Balikh e del Khabour, due affluenti dell'Eufrate e con la costruzione della stazione di pompaggio di acqua dal Tigri nella regione del cosiddetto becco d'anatra. Molti esperti sottolineano come,
queste operazioni turco-siriane, possano andare a scapito degli interessi irakeni che, ovviamente, non hanno nessuna intenzione di rinegoziare il loro accordo, datato 1987, in cui la Turchia deve garantire un afflusso medio di 500m3/sec alla Siria che, a sua volte, deve
trasferirne il 58% all'Iraq. Per inciso proprio su questa questione vi è stato, nel 1997, un riavvicinamento storico fra Siria e Iraq. La Turchia, per
posizione geografica e risorse idrogeologiche è considerata, dagli esperti, un Paese relativamente favorito dalla presenza di acqua, sia superficiale che sotterranea: una sorta di grande serbatoio idrico se paragonata alle zone semidesertiche dell'altopiano arabico e del
Vicino Oriente. Secondo vari studi geografici le precipitazioni, sulla Turchia, variano dai 220 ai 2 mila 500mm. Nei diversi siti, con una media di 643 mm. Le risorse idriche superficiali sono considerevoli, pari a 186 km3, e sono utilizzate più per la produzione di
elettricità - il potenziale energetico è di 35 mila MW, 123 mila GW/ora - che per l'irrigazione. Anche le risorse idriche sotterranee sono notevoli; si valutano in 12,2 km3 e per la metà sono già sfruttate. Tutto ciò riporta, inevitabilmente, alla diplomazia dell'acqua. Si
ricorderà il piano turco-americano Water-Pipe for Peace, sostenuto dal defunto presidente Turgut Ozal e relativo ad un ampio trasferimento d'acqua verso i Paesi del Golfo e i progetti relativi alla possibilità di esportare per via marittima acqua dolce da manavgat verso
Israele, la Giordania e la Palestina. Questo per sottolineare come la Turchia abbia scoperto, a pieno titolo, l'importanza del ruolo dell'acqua nelle relazioni internazionali nel momento in cui, in qualche modo, le è stata contestata allorché avrebbe voluto trarre vantaggio
da alcuni fiumi frontalieri L'acqua, nella storia della Turchia, ha rappresentato il mezzo necessario per un rapido sviluppo. Nel 1998 si contavano, nel Paese, non meno di 193 dighe e di 55 centrali idroelettriche, a fronte, rispettivamente, delle 65 e 9 del 1978 e delle 123
e 19 del 1998. La grande diga di Keban risale al '75 e quella di Karakaya al 1987. I cantieri sono attualmente numerosi; i lavori riguardano 25 centrali e 105 dighe, due delle quali sull'Eufrate (Birecik e Karkamis, quasi ultimate) e tre, appena inaugurate, nel bacino del
Tigri (Kralkizi, Dicle e Batman). Un ruolo sempre determinante hanno, sulla questione delle acque, le forze armate turche, centrali nella politica interna turca ma sempre più attive anche in politica estera.
Ricordiamo due situazioni particolari in cui l'intervento delle forze armate ha riguardato, in pratica, la questione dell'acqua: l'iniziativa militare contro i curdi e il patto militare con Israele basato, d'altronde, su un vasto programma economico. L'esercito turco è
largamente coinvolto nella dimensione internazionale per il suo ruolo attivo nella NATO, le forze armate operano, in particolare, nella zona del GAP e più a est, nel bacino del Tigri, ancora poco interessato dai numerosi progetti di sviluppo, ma dove potrebbero essere
costruite alcune opere idrauliche, tra le quali la grande diga elettrica di Ilisu. Nelle zone a predominanza curda , l'intervento dello Stato, è percepito come un'ingerenza militare e poliziesca. Un altro aspetto del ruolo dell'esercito turco che può avere un'influenza
indiretta sulla questione dell'acqua è rappresentato dal patto dal turco-israeliano. Tale patto ha potuto sorprendere molti osservatori , ma la sorpresa è dipesa da una scarsa conoscenza della politica estera turca, che in realtà non ha mai rinunciato alla collaborazione
con lo Stato ebraico e anzi l'ha anche sollecitata, in particolare nel settore agricolo, soprattutto per quanto riguarda le tecniche d'irrigazione. Nel luglio 1999, Suleyman Demirel, si è recato a Gerusalemme, rafforzando le relazioni, già strette, fra i due Paesi. Tra le
questioni affrontate nelle discussioni l'acqua ha avuto un posto importante. Pare sia stato rilanciato un vecchio progetto - noto come progetto Manavgat - che prevede l'esportazione in Israele di acqua turca mediante navi cisterna o contenitori galleggianti trainati da
rimorchiatori, eventualmente scortati dalla marina militare. Esso dovrebbe interessare anche la Giordania e la Palestina, se si trovasse una soluzione tecnica per incanalare l'acqua verso zone lontane dai porti in cui viene scaricata e immagazzinata l'acqua (Tel Aviv,
Haifa, Ashqalon).
raggiunto nessun accordo.
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